Stelle, stelle, eterni dei.

Su chiunque abbia alzato gli occhi su un cielo stellato (di quelli veri, però, quelli visti lontano dalle città, con il vero buio) l’effetto è immediato e prevedibile: ci si sente piccoli e davanti ad una meraviglia della natura. Se poi c’è un astronomo sotto mano cominciano le domande: quante sono, come si chiamano, come fate a distinguerle. Personalmente, ho più difficoltà a distinguerle di un buon astrofilo, anche perchè la formazione di un astronomo è più orientata a come funzionano gli astri che a dove si trovano. E quindi vediamo come funziona un cielo stellato e come questo può collimare con l’astrologia.

Se a noi fa un certo effetto, dato che sappiamo molto su come funzionano le stelle, figuratevi cosa doveva essere il cielo stellato per un uomo di un paio di millenni fa. Pieno di mistero e magia, di interventi divini spesso non chiari. Anche adesso tendiamo a classificare cose non comprese con cose incomprensibili e lo stesso capitava allora. Vediamone alcune.

Costellazioni

Per una società senza televisione il cielo stellato doveva rappresentare un momento di relax per svuotare la mente dai problemi della giornata appena trascorsa. Non c’è momento migliore per raccontarsi storie (fiction, le chiamano adesso) che avevano a che fare con leggende o anche miti. Il mito è da sempre una delle cose più amate dall’uomo perchè fornisce spiegazioni a fatti reali ove questa spiegazione manca. Oltre ad essere un meraviglioso esercizio di fantasia. Bene, Questo è ciò che è avvenuto con le costellazioni. Avete mai preso in mano la Settimana Enigmistica? Fra le prime pagine c’è un gioco, il “La pista cifrata” in cui basta unire i puntini per ottenere un disegno. Ora vi chiedo di fare un esercizio con me. Guardate la figura qui sotto:

potete vedere un’altra immagine di Stellarium che mostra un campo stellare, proprio al centro. Ma di quale costellazione si tratta? Provate a unire i puntini per vedere se vi appare qualcosa, come nel gioco enigmistico. Poichè non ci sono numeri, non potete unirli in sequenza ed il tutto è affidato alle vostre conoscenze e alla vostra fantasia. Siete dei guardiani di zoo? Sicuramente riconoscerete la sagoma di uno degli animali a cui date da mangiare. Siete degli sportivi appassionati? Allora sarà la silhouette di un calciatore che conoscete, o di una Formula 1. Provate a tirare fuori un’immagine da quei puntini e se vi siete stufati, guardate la soluzione nella figura qui sotto

è la costellazione del… quale? Siete in grado di riconoscerla? Sono sicuro che molti non saranno capaci di vedere uno scorpione in questo disegnino si punti e linee. In effetti è proprio lo Scorpione, le chele verso destra e la coda ritorta con l’aculeo velenoso a sinistra. L’immagine qui sotto lo conferma: basta chiedere a Stellarium di inserire le immagini che rappresentano le costellazioni

Ma siamo sicuri che sia uno scorpione? Beh, sì, sicuri, lo dice lo Stellarium… Ma se fate una piccola operazione vi renderete conto che non è così semplice. Se andate a guardare fra le opzioni di Stellarium vedrete che c’è la possibilità di cambiare la cultura, ossia di decidere le costellazioni di quale popolo vogliamo vedere. In questo caso è selezionata la nostra cultura, quella occidentale: ma che succede se scegliamo, che so, di vedere questo pezzo di cielo come qualcuno cresciuto tra gli aztechi?

Evviva, anche loro ci vedevano uno scorpione. Allora è vero! Ma se fossimo stati Egizi?

 

Prua? Uno scorpione non ha prua… una nave ce l’ha. Infatti presso gli Egizi lo scorpione manco se lo sognavano e individuavano una nave unendo le stelle di questo campo. E in Polinesia?

Un amo? Pensa un po’.  Se scaricate il programma e date un’occhiata a tutte le culture diverse noterete che vi sono alcune in cui non vi è nessuna indicazione in questo campo stellare. Questo perché nella loro tradizione mitologica non vi era niente che potesse assomigliare a quella particolare distribuzione di punti. Ma il meglio ce lo riserva la tradizione coreana

In questa cultura le stelle dello scorpione sono separate in ben tre diverse costellazioni, come potete vedere.

Ora, chi ha ragione? Chi nasce con il Sole in questa zona del cielo è dello Scorpione o della Nave o dell’Amo? O è del segno del Cammino delle imperatrici-Palazzo Santo-Sedia dell’imperatore-Sala reale? Per quanto si voglia essere presuntuosi, non è possibile affermare che l’interpretazione della nostra tradizione abbia maggiore validità.  Ne segue che tutto quanto viene affermato riguardo le caratteristiche dei vari segni, ha il problema fondamentale di riferirsi a simboli totalmente arbitrari.

Ma cosa è realmente una costellazione? Anche gli astronomi usano le costellazioni, ma solo come riferimento: un oggetto che ci interessa è in una costellazione perché si trova nella zona in cui risiede quel gruppo di stelle brillanti, facilmente individuabile nel cielo. Quando si credeva che il cielo stellato fosse una sfera, con tutte le stelle alla stessa distanza, era facile pensare che fossero delle forme che ricordano qualcosa. Solo che le costellazioni non sono bidimensionali, ma hanno una profondità. Nella figura sotto abbiamo ancora la costellazione dello Scorpione, ma è evidenziata la stella più luminosa, α Sco, indicata con una lettera dell’alfabeto greco, dalla prima all’ultima, seguendo l’ordine di luminosità.

La stella in questione, chiamata anche Antares, ha anche una distanza che siamo stati in grado di calcolare: si trova infatti a circa 604 anni luce, ossia ad una distanza che può essere coperta dalla luce se viaggia per 604 anni. Per farsi un’idea delle distanze enormi, un solo anno luce è pari a circa 9500 miliardi di chilometri. Ora, se le costellazioni fossero dei “disegni” nel cielo le altre stelle dovrebbero essere più o meno alla stessa distanza da Antares. Vediamo le distanze delle altre:

β Sco (Acrab)                    530 a.l.

δ Sco (Dschubba)            400 a.l.

ε Sco                                     65 a.l.

ζ1 Sco                                   5700 a.l.

ζ2 Sco                                   150 a.l.

η Sco                                    71 a.l.

La stella γ Sco esiste, ma è stata erroneamente assegnata alla costellazione dello Scorpione e adesso viene classificata nella Bilancia, perché più vicina a questa costellazione. Come vedete vi sono stelle alla stessa distanza della α, come la β e la δ, mentre altre sono dieci volte più vicine (ε e η) e ζ1 è addirittura a distanza enorme. Quindi le stelle dello Scorpione, come quelle di ogni altra costellazione, sono distanti tra loro da decine a centinaia (e in qualche caso migliaia) di anni luce. Le stelle binarie, una coppia di stelle nate quasi contemporaneamente dalla stessa nube, sono le uniche che interagiscono in qualche modo tra loro (gravitazionalmente, per la precisione), ma hanno una distanza l’una dall’altra molto minore di un anno luce. Nessuna possibilità, quindi, che le stelle che fanno parte di una costellazione interagiscano in  qualche modo.  La relazione che c’è tra queste stelle la abbiamo realizzata noi, attraverso le nostre tradizioni.

Un’ultima considerazione. Guardate l’immagine qui sotto:

Quale costellazione rappresenta? In questo caso ho utilizzato un inquinamento luminoso nullo, come quello che avreste nel deserto, ma (e forse più d’uno se n’è accorto) il campo stellare è sempre lo stesso, quello dello Scorpione. Se fate attenzione potete vedere certo le stelle principali, ma perché dovrebbero agire solo quelle più brillanti? Dopo tutto anche le altre, che possiamo vedere solo se c’è molto buio, sono presenti e potrebbero avere un effetto, piccolo ma sufficiente, dato che sono in tante. OK, in effetti si può dire che l’effetto è cumulato nel segno, il segno ha in se tutti gli effetti di tutte le stelle che contiene. D’accordo, ma potreste spiegarmi che differenza trovate con quest’altro campo stellare?

La distribuzione è più o meno uniforme, ci sono essenzialmente Un sacco di stelle, piccole e grandi, luminose o fioche, ma senza che vi siano differenze sensibili. Che differenza dovrebbe fare il fatto di guardare un punto del cielo piuttosto che un altro?

FINE SECONDA PARTE

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Pietro Cassaro

Di admin

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