Mi piace immaginare e rappresentare il nuovissimo sforzo editoriale di Ubaldo Ferrini come un esercizio di memoria che ha il sapore della Storia, raccontata, nella ricostruzione della “Età dell’oro” della Radio libera e di quel Tempo intenso e talora drammatico degli anni Settanta e Ottanta, da un testimone diretto e autorevole. Un esercizio di memoria che insieme sembra avere il gusto senza tempo del sogno giovanile, di quel sogno che attraverso l’etere aveva forma e sostanza di relazione, condivisione, rappresentazioni (musicali) artistiche, di comunicazione sociale…
Ecco, “La radio libera. La radio prigioniera” è uno spazio lontano che Ubaldo Ferrini, compagno di un tempo pur esso remoto di studi universitari, ha voluto ripercorrere e riempire. Ha voluto rendere comuni ancora una volta quello spazio e quel tempo, per la gioia e nostalgia di chi li ha vissuti e per alimentare l’immaginazione e formazione di chi non ha avuto questa fortuna…
E’ vero: la radio è stata (più) libera, un tempo. Perché la libertà vive sempre nell’aria e si nutre, tra l’altro, di musica e comunicazione, esercizi civili irripetibili di umanità…
Massimo Asero