Un altro anno è passato, fatto di gioie, dolori, problemi, incontri, tanta quotidianità che ci è passata via, insieme… ad un altro anno…
Non sappiamo ancora una volta che questo: noi ci siamo ancora, abbiamo ancora tempo… ma per cosa? Che senso abbiamo dato alla nostra vita e, nei giorni di un nuovo avvento e di una nuova Nascita, in che orizzonte di senso intendiamo inscrivere la nostra esistenza per i giorni che verranno?

Non conosciamo né il giorno né l’ora, non è “solo” un ammonimento evangelico ma il portato inevitabile della riflessione sull’esistenza: le nostre decisioni, i nostri progetti, il nostro esistere è sospeso sul… non disponibile, sconta la nostra condizione umana che ci sottrae (per fortuna!) ogni decisione ultima sull’avvenire… lasciandoci sempre però la libertà di individui che ci rende persone e, per ciò stesso, la responsabilità di ogni scelta.
È Natale, un’altra volta, ed un’altra volta ho superficialmente trascurato molti incontri nel corso di quest’anno, ognuno dei quali era una grazia per il mio tempo, quel tempo che posso rendere prezioso, insieme compiendo il grande, unico progetto d’amore della mia vita. Ho addirittura tramutato dei possibili incontri in conflitti, anche se non sempre essendo il solo responsabile.
Incontro al Natale, cristianamente, od anche con un semplice afflato di umanità, desidero andare alla ricerca dell’Altro, quello smarrito, quello povero, quello derelitto, quello messo in croce che sembra vanificare drammaticamente ogni nascita… Lo scrivevo solo un anno fa, ricordando una delle favole più struggenti che amavo ascoltare da bambino, “La piccola fiammiferaia”. Probabilmente la conoscete tutti, dunque ve la richiamerò anche quest’anno solo con poche parole: una bambina, orfana e sola, cerca con scarsa fortuna di vendere fiammiferi sul marciapiede di una strada, tra negozi addobbati per la notte di Natale e gente (significativamente indistinta, ma nella quale siamo drammaticamente chiamati ad identificarci ad uno ad uno nella deriva della nostra libertà di agire rettamente…) incapace di notarla per quello che è anzitutto, una bambina sempre più infreddolita e progressivamente condannata all’assideramento, il Cristo cui andare incontro e permettere (con una nostra decisione!) di scendere dalla croce. Così, ciechi e sordi all’Amore, c’è chi la apostrofa, rimproverandole di intralciare il passo, frettoloso di tornare alla propria casa e famiglia con i doni natalizi; chi volge altrove lo sguardo; chi non ascolta le parole sempre più tristi e disperate di chi altro forse sogna che il Bambino la riporti dalla propria mamma. In un breve, intensissimo crescendo, mentre il freddo condanna la piccola alla morte, il miracolo che mai ho dimenticato sono le sue ultime parole, che ci raccontano la visione della madre alla quale la piccola, respinta da ogni passante, torna a congiungersi nella Resurrezione della Vita.

La lezione che ho sempre cercato di trarre da quella favola così tristemente reale e attuale è quella di contrastare la pericolosa sopraffazione degli affari quotidiani sulla permanenza dell’afflato di umanità, che solo ci consente di manifestare, e con ciò stesso mantenere, la nostra fraternità e insieme la stessa condizione di esseri umani – come mi piace dire, non belve ma nemmeno dei…

Fare ciò comporta unità di azione e teoria, che è primazia ora dell’una ora dell’altra, per l’appunto in un’inestricabile unità di ciò che tuttavia permane distinto logicamente.

A Roma, anni fa, ho appreso di un clochard, trovato morto per il freddo a lato della Basilica di S. Maria Maggiore, uno dei templi dell’Amore… Non cercava di vendere fiammiferi a qualcuno… ma nessuno, come nella fiaba, ha saputo abbracciarlo donandogli il proprio calore e sottraendolo alla morte…

Noi di homoweb non aspetteremo che nella nostra città, Catania, Palermo, Siracusa, Reggio Calabria, Padova, Milano, Venezia, Vicenza, Roma, Trieste, Napoli…, muoia ancora qualcuno per il freddo… dei nostri cuori, prima ancora che per la miseria intellettuale e morale dei nostri amministratori. Non lo permetteremo perché siamo cristiani, musulmani, ebrei, buddisti… uomini, come ognuno di quanti vive i propri giorni al freddo di un giaciglio di fortuna senza amici, parenti, fratelli.

Anche quest’anno, stiamo realizzando una raccolta di coperte e giacconi da donare a quanti andremo incontro per trovare in loro la risposta alla nostra non appagata ricerca dell’Uomo, tra Diogene e il buon samaritano. Ma vogliamo fare di più, e invitiamo tutti voi ad aiutarci.

Chiediamo agli amministratori delle nostre rispettive città, con tutti i mezzi a nostra disposizione, di rendersi parte attiva: non vogliamo commentare alcuna altra morte causata dalle nostre indifferenza e incapacità ma utilizzare i mezzi a nostra disposizione per prevenire queste tragedie.

Chiediamo di utilizzare gli immobili del Comune disponibili o, cosa di ancora più pronta realizzazione, di tenere aperte nelle ore notturne alcune stazioni della metropolitana.

Noi siamo pronti a fare la nostra parte per togliere il Cristo dalla croce, in ogni altro uomo…
E’ Natale, un’altra volta, la Vita ci viene incontro e interroga ognuno di noi, il senso che liberamente abbiamo cercato di dare al nostro esistere e co-esistere. Per questo, noi di homoweb, e in particolare il gruppo “Incontro al Viandante” pensiamo di regalarci qualche ora con quanti meglio di ogni altro conoscono il Bambino e la Sua croce per provare a donare loro uno sguardo, un sorriso, una mano al loro impervio cammino… e pensiamo di portare nella loro grotta, che è strada, anonimato, freddo, come quelli cui è andata incontro la Vita, i doni, come certo farebbe il Bambino Gesù…

Per le adesioni a questa iniziativa nella città di Catania, chiunque desideri ri-trovare il tempo del Natale è invitato a contattare il nostro sito, offrendo la propria disponibilità.

Massimo Asero

Di admin

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